Buongiorno a tutti, tra le 10 proposte di Forza Italia per rilanciare Roma la proposta principale è quella di lavorare per fare approvare dal Parlamento la Proposta di Legge Costituzionale di modifica dell’Art.114 Cost., che prevede maggiori poteri per Roma Capitale.
Tale proposta è stata presentata dai Deputati del Gruppo di Forza Italia Barelli, Brunetta, Angelucci, Battilocchio, Calabria, Giacomoni, Marrocco, Polverini, Ruggieri e Spena.
Di seguito vi riporto i contenuti della succitata proposta di legge.
“Modifica dell’articolo 114 della Costituzione – Nuova disciplina di Roma Capitale della Repubblica italiana”
L’articolo 114 della Costituzione, al terzo comma, stabilisce che “Roma è la Capitale della Repubblica” e che “la legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”. La disposizione costituzionale esprime con ogni evidenza la necessità che Roma, in quanto Capitale della Repubblica, disponga di un ordinamento speciale da disciplinare con legge statale, non riconducibile sic et sempliciter a quello proprio degli altri enti territoriali previsti nel primo comma dello stesso articolo 114.
La disposizione costituzionale attribuisce, infatti, la qualifica di Capitale della Repubblica a Roma “naturalisticamente intesa”, senza identificarla con un preciso livello di governo (Comune, Città metropolitana, Provincia, Regione): si lascia così aperto lo spazio ad un ampio spettro di soluzioni e modelli, per delineare un regime giuridico adeguato a una realtà assolutamente peculiare.
Le ragioni per le quali Roma necessita di una configurazione ordinamentale sua propria sono molteplici, e quasi superflue da ricordare: qui hanno sede gli organi costituzionali nonché le rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri; l’estensione territoriale del Comune (pari a quasi 1.300 km2) è equivalente alla somma dei territori dei Comuni di Milano, Bologna, Torino, Genova, Napoli, Palermo, Catania, Firenze e Bari; nel Comune di Roma risiede la metà della popolazione del Lazio, che sale ai 4/5 ove si prende in considerazione la Provincia di Roma; quest’ultima, inoltre, è la Provincia più estesa e popolosa d’Italia. Roma, inoltre, ospita il 70% del patrimonio artistico italiano e il 30% di quello mondiale. Come si vede, interessi locali e interessi nazionali si intrecciano in un contesto senza eguali, la cui composizione non per caso è assegnata dalla Costituzione alla legge dello Stato.
Peraltro, il riconoscimento di un nucleo essenziale di esigenze e funzioni tipiche di ogni capitale ha condotto in molti altri Paesi all’adozione di regimi speciali.
Cominciando da Londra, i Greater London Authority Acts del 1999 e del 2007, nell’ambito della devolution asimmetrica realizzata nel Regno Unito, hanno eretto Londra ed il suo hinterland in un unico ente, la Greater London, titolare di tutte le funzioni di area vasta: trasporti, ambiente, pianificazione del territorio, sviluppo economico, polizia.
Analogamente, anche in un sistema accentrato e “simmetrico” come quello francese, si è istituita con una legge del 2010 la Grand Paris, che tiene insieme Parigi e la circostante regione dell’Ile-de-France. Scopo dichiarato del progetto è quello di conseguire un’elevata integrazione fra la capitale ed il distretto circostante, attraverso la gestione unitaria dei trasporti, delle politiche abitative, della sicurezza e delle infrastrutture.
Addirittura, in Germania Berlino è configurata come Comune e Lander, e la Costituzione prevede un apposito procedimento derogatorio per consentirne l’accorpamento al confinante Lander di Brandeburgo, che ne rappresenta il naturale hinterland: ciò al fine da garantire una gestione integrata (a livello amministrativo e addirittura legislativo) di tutta l’area metropolitana afferente la capitale.
È necessario e opportuno, quindi, che Roma non rimanga indietro.
In questa prospettiva, bisogna ricordare che il Governo Berlusconi IV è stato il primo Governo ad interessarsi in modo organico dell’ordinamento istituzionale di Roma Capitale attraverso puntuali interventi legislativi finalizzati a dotare l’ente dei poteri, dell’autonomia e delle risorse necessarie a esercitare le proprie funzioni di capitale di tutti gli italiani.
Ci si riferisce, nello specifico, alla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, che all’articolo 24 ha previsto la disciplina transitoria dell’ente territoriale “Roma Capitale”, fino all’attuazione della disciplina delle città metropolitane, attribuendo allo stesso ulteriori funzioni amministrative, oltre a quelle proprie, relative alla valorizzazione dei beni storici, artistici e ambientali, allo sviluppo del settore produttivo e del turismo, allo sviluppo urbano, all’edilizia pubblica e privata, ai servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico ed alla mobilità, e alla protezione civile.
L’intervento testé richiamato rappresenta una riforma storica realizzata dopo almeno trent’anni di sterili annunci, che ha riconosciuto finalmente poteri speciali a Roma, assegnandole una governance adeguata allo status di capitale europea.
Un altro passo fondamentale poi, sempre frutto dell’impegno del centro-destra, è stato compiuto attraverso l’approvazione, da parte dell’Assemblea capitolina, dello Statuto di Roma Capitale (deliberazione del 7 marzo 2013, n. 9) che definisce i principi, le funzioni e gli organi dell’ente recependo quanto stabilito dal legislatore. L’approvazione dello Statuto ha senz’altro rappresentato un punto di svolta per la definizione dell’assetto della città di Roma.
Dopo questi sviluppi, però, la situazione si è arenata in un poco commendevole stallo istituzionale.
In sede di Conferenza unificata non si son registrati passi significativi nella direzione di un rafforzamento dell’autonomia amministrativa di Roma Capitale nel solco delle nuove funzioni attribuite dall’articolo 24, comma 3, della legge delega n. 42 del 2009.
La Regione Lazio, al di là delle mere dichiarazioni favorevoli, non ha proceduto all’iniziativa di trasferimento di proprie competenze in settori determinanti per l’efficacia della riforma.
Neppure il Comune di Roma, con le nuove Giunte, ha dato il necessario impulso al processo: anzi, l’attuale maggioranza del consiglio comunale ha ritenuto sufficienti delle modifiche meramente stilistiche allo Statuto di Roma capitale, approvando con deliberazione n. 1 del 9 gennaio 2018 e n. 5 del 30 gennaio 2018 un maquillage che la dice lunga sul preoccupante tasso d’incomprensione della realtà romana.
Scelte sbagliate in merito all’ordinamento di Roma Capitale sono state fatte negli ultimi anni anche dal legislatore nazionale, poiché, con l’approvazione della c.d. Legge Delrio (legge n. 56 del 2014) si è scelto di “schiacciare” il possibile ruolo di Roma Capitale nella generica dimensione di una città metropolitana come le altre. La legge appena citata, infatti, non attribuisce a Roma Capitale alcune specifica identità, definendo invece un assetto istituzionale in cui la Città metropolitana è regolata, ancora una volta, secondo una linea di omogeneità con tutti gli altri soggetti dello stesso tipo. La sostituzione delle Province con l’area metropolitana è risultata nei fatti un vero e proprio fallimento, poiché, in primo luogo assistiamo ancora oggi ad una duplicazione di enti territoriali, considerato che le Province non sono state abolite del tutto, e in secondo luogo, siamo in presenza di una vera e propria paralisi dell’intera area metropolitana di Roma.
A ciò si aggiunge il fatto che la città di Roma, dal giugno 2016, è quasi sempre accompagnata dalla parola degrado: una città in stato di abbandono che ridicolizza le bellezze storiche della Capitale agli occhi dei turisti e degli stessi cittadini che nel caos più totale la vivono quotidianamente e che, pur avanzando richieste o idee propositive, trovano soltanto un’amministrazione sorda.
La situazione è sempre più allarmante poiché la città di Roma, in termini di vivibilità è distante non solo da altri capoluoghi italiani, ma anche con tutte le capitali dell’Europa occidentale e anche centrale: una ricerca condotta nel 2017 da ItaliaOggi-La Sapienza sulla qualità della vita nelle grandi città italiane ha declassato Roma all’ottantottesimo posto, dal già poco onorevole 69esimo dell’anno precedente.
La totale inadeguatezza delle politiche adottate dalla Giunta comunale in carica stanno riversando tutti i loro effetti sulla città stessa, offuscandone la bellezza e la vivibilità, che, invece, al pari delle altre metropoli e capitali europee dovrebbero essere in grado di garantire ai cittadini servizi sempre più efficienti.
Appare dunque necessario che la città di Roma venga dotata dei poteri e delle risorse necessarie ad allinearla ad un modello di governance finalmente adeguato alla sua realtà demografica, economica e politica, in linea con tutte le principali capitali europee: ciò per il bene dei suoi cittadini e di tutti gli italiani.
A tal fine, con la presente proposta di revisione costituzionale, si modifica l’art. 114 della Costituzione, provvedendo direttamente a livello costituzionale a intestare i necessari poteri a Roma. L’ente, in particolare, viene dotato, al tempo stesso, dei poteri dei Comuni e di quelli delle Regioni ordinarie. Ciò consente ad esso di acquistare l’intero spettro delle potestà e delle forme di autonomia contemplate dal Titolo V della Costituzione per questi livelli territoriali: ci si riferisce, fra l’altro, alla potestà legislativa, regolamentare e amministrativa, ai sensi degli artt. 117 e 118 Cost.; all’autonomia finanziaria ex art. 119 Cost.; alla legittimazione a ricorrere alla Corte costituzionale avverso leggi statali o regionali che ne ledano le competenze.
La modifica costituzionale consente poi a Roma di delegare le proprie funzioni amministrative ai municipi: si tratta di realtà prossime per dimensioni ed esigenze a Comuni veri e propri, ed è dunque necessario consentire fin dalla disciplina costituzionale un modello flessibile di governance.
La legge dello Stato viene chiamata a coordinare, sentiti gli enti interessati, i rapporti che si andranno a creare fra Roma Capitale e la Regione Lazio, ed entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, a ridefinire le province laziali.
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
“Modifica dell’articolo 114 della Costituzione – Nuova disciplina di Roma Capitale della Repubblica italiana”
Art. 1
1. All’art. 114 della Costituzione le parole “La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento” sono sostituite dalle seguenti: “Roma ha i poteri dei Comuni e delle Regioni ordinarie. Può conferire con legge le proprie funzioni amministrative ai Municipi. La legge dello Stato, sentiti gli enti interessati, stabilisce forme di coordinamento tra la Regione Lazio e Roma Capitale”.
2. In sede di prima applicazione, si applicano a Roma le leggi della Regione Lazio vigenti al momento dell’entrata in vigore della presente legge. La legge dello Stato, entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, modifica, sentiti gli enti interessati, le province della Regione Lazio.
Art. 2
1. La presenta legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
2. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Saluti,
Pietrangelo Massaro
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